Quale modo migliore per conoscerci e per conoscere nuove persone e modi di vivere se non viaggiare e vedere con i propri occhi e sentire con le proprie orecchie nuove realtà? Ed è per questo che il 27 dicembre 2023 noi ragazzi animatori della Parrocchia di San Floriano siamo partiti in bus, perchè in bus è tutto più divertente, verso Rimini.
Chi parte per un campo animatori, ora lo so anche io che ho fatto la mia prima esperienza del tipo proprio a Rimini, che sia d’estate, che sia d’inverno deve:
A: avere voglia di divertirsi, di condividere e di entrare a far parte di una grande famiglia, di sentirsi amato e spronato a dare il massimo;
B: essere pronto, visto che si vive insieme sempre sempre sempre, anche ad arrabbiarsi e affrontare qualche difficoltà, ad uscire dalla propria comfort zone ed aver voglia di scoprire.
Cosa abbiamo scoperto noi a Rimini dite? Il mare, forse? Sì certo, quello subito. La sabbia? Purtroppo umidiccia. Il sole spendente? Ecco, questo meno. Ma la domanda giusta è: chi abbiamo scoperto noi a Rimini? Eh, noi a Rimini sì che abbiamo fatto amicizia. In particolare ad accompagnarci fin da subito è stato Alberto Marvelli: il primo a correre in aiuto dopo i bombardamenti del ‘43, lì, in città, dove era più pericoloso; tanto generoso da regalare le proprie cose, compresa la sua bicicletta, a chi ne aveva più bisogno, ma anche il suo tempo ai bimbi in oratorio; amante dello sport e dell’attività fisica tanto quanto della natura, “[…] se non amassi Dio credo che arriverei ad amarLo stando in montagna”, diceva. Alberto, soprattutto, era un ragazzo capace di accettare la volontà di Dio perché aveva fiducia in Lui ed è questo che lo ha portato a saper affrontare la vita nei suoi alti, ma soprattutto nei suoi bassi, nelle difficoltà e nei momenti difficili.
Ma se Alberto non ci ha mai abbandonati in questi giorni, certo non è stato l’unico: la cosa più bella, più arricchente, più toccante e nonostante questo, o forse proprio per questo, la più dura, è stata il poter “mettere le mani in pasta”. Perché dopo aver conosciuto Alberto gli animatori più grandi hanno organizzato delle attività per farci capire che non appena ti rendi conto di quanto bene abbiano fatto certe persone, anche tu non stai più nella pelle per mostrare a te stesso e agli altri che sei capace anche tu di aiutare, di sostenere, di voler bene. Allora, a questo punto, stare seduti su una sedia a leggere della vita di qualcun’altro, giocare a palla avvelenata con i propri amici o andare ai mercatini di Natale è bello, certo, ma non basta più: vuoi fare davvero, sul serio, concretamente qualcosa di utile e generoso, e lo vuoi fare gratuitamente, lo vuoi fare per vedere le altre persone stare meglio.
Per questo l’esperienza durante il campo a Rimini che più mi è rimasta impressa è stata quella di andare nelle case di accoglienza della comunità Papa Giovanni XXIII per persone che hanno avuto problemi di tossicodipendenza o con la giustizia. E lì ti accorgi davvero, ascoltando le storie di queste persone dalla loro bocca, che loro sì che hanno avuto una vita difficile e che tu non sei nessuno per giudicare, che hanno fatto tanto fatica prima e stanno facendo tanta fatica ora e ti rendi conto soprattutto di quanto tu sia fortunato e quanto vorresti invece condividere la tua fortuna con loro perchè le persone non sono o buone o cattive, sono persone punto, e tutte hanno bisogno di essere ascoltate, amate e aiutate.
E così, dopo tutte queste esperienze è ovvio che quando il bus ti aspetta per tornare a casa ti viene da piangere in ogni lingua del mondo e faresti di tutto per stare lì con i tuoi amici. Allora ripensi un attimo a quando non avevi voglia di partire, la settima prima, di quando non volevi iscriverti al campo, e ringrazi invece di averlo fatto perché in cambio di un po’ di fatica, alla fine, ti sei divertito, sei stato felice e sei cresciuto.
Agata




